Si avvicina la data del 20 luglio giorno in cui l’uomo sbarcò sulla Luna. “Houston, Tranquility Base here. The Eagle has landed.” Mentre le parole di Neil Armstrong risuonavano in tutto il Mission Control Center della NASA a Houston, esplosioni di gioia e celebrazioni scoppiarono in tutto il mondo: il modulo lunare Apollo 11 era appena atterrato sulla Luna.
Cinquant’anni dopo quel fatidico momento, non c’è molto sull’atterraggio sulla Luna che sia sfuggito alla nostra conoscenza collettiva. Ma una cosa che potrebbe sorprendere è che anche Ford Motor Company ebbe un ruolo importante nella missione Apollo 11. Tutto l’equipaggiamento che permise la missione – inclusa la trasmissione della voce di Neil Armstrong a Houston e nel resto del mondo – fu possibile grazie al ruolo di Ford nella costruzione e nella manutenzione del Mission Control Center.
L’incredibile storia inizia dalla società Philco, fondata nel 1892 per produrre lampade ad arco in carbonio, prima di passare alla produzione di batterie, radio e televisioni. Nel 1953, gli ingegneri Philco inventarono il surface barrier transistor, il primo transistor ad alta frequenza che consentì lo sviluppo di computer ad alta velocità. Lo sforzo di Philco di miniaturizzare e perfezionare il transistor li portò a collaborare con gli Stati Uniti e la NASA, anche se, nel 1960, le difficoltà finanziarie costrinsero la compagnia a cercare un partner esterno.
Cercando di espandere la propria offerta di prodotti oltre l’industria automobilistica, Ford fu affascinata dall’approccio innovativo delle tecnologie progettate dalla Philco. L’Ovale Blu acquisì l’azienda nel 1961 e la sua Aeronutronic Division confluì in una nuova entità chiamata Philco-Ford.
Nel 1963, la compagnia si scontrò con i giganti della tecnologia dell’epoca come IBM, RCA, Lockheed, Hughes Aircraft e AT&T nel tentativo di implementare il Mission Control Centerpresso il nuovo Manned Space Center di Houston. Sebbene la Philco-Ford fosse considerata la meno papabile nel processo di scelta, alla fine fu premiata con il contratto di fornitore principale.
“Se non fosse stato per la fusione con Ford, la società probabilmente non sarebbe stata considerata all’altezza del lavoro a causa dell’ingombro delle risorse ingegneristiche richieste”, ha dichiarato Walter LaBerge, Direttore della Philco-Ford Houston Operations, raccontando il progetto.
Costruire ciò che non era mai stato costruito prima
Le responsabilità di Philco-Ford erano molte, tra le quali la progettazione di sistemi hardware e software per risolvere situazioni che non erano mai state sperimentate prima, oltre alla produzione, installazione, avviamento e test del Mission Control Center, inclusi i collegamenti dati e di controllo tra la NASA e siti di localizzazione remota.
“In breve, ciò di cui la NASA aveva bisogno “a terra” per assicurare lo sbarco sulla Luna era un’intelligenza elettronica in grado di esprimere capacità di calcolo e decisionali che nessuno aveva mai progettato quando Philco-Ford ricevette l’incarico”, si legge in un documento aziendale del tempo.
Il Mission Control Center fu completato in circa due anni – giusto in tempo per monitorare la missione Gemini 3 nel marzo del 1965 – e funzionò perfettamente già da alcuni mesi più tardi, quando tutte le operazioni di controllo delle missioni furono trasferite da Cape Kennedy al Manned Space Center di Houston.
Oltre a progettare e costruire il centro di controllo, Philco-Ford fornì personale tecnico e di supporto durante la costruzione e la messa in piena attività. I sistemi furono aggiornati per ciascuna missione, alcune delle quali richiesero fino a 2 milioni di cambi di cablaggio. Altre statistiche relative al Mission Control Center sono altrettanto sbalorditive se si pensa che sono state installate più di 50 anni fa:
- Più di 1.500 i diversi parametri di telemetria – dalla salute dell’astronauta ai risultati dei test sui dati di volo – gestiti simultaneamente dal Mission Control Center
- Il Mission Control Center ospitava il più grande gruppo di apparecchiature di commutazione televisiva al mondo
- Per la piena operatività sono state installate e manutenute oltre 60.000 miglia di cavi
- I cinque computer mainframe IBM 360/75 hanno inviato dati a più di 1.300 indicatori di commutazione per monitorare i parametri di volo durante la missione
Il viaggio sulla Luna
Delle missioni seguite dalla Philco-Ford, coinvolta in tutte quelle dell’Apollo, due si distinguono per la loro complessità.
La missione Apollo 8 vide la prima astronave orbitare attorno alla Luna e tornare sulla Terra. Questa missione presentò una serie di sfide sia per il personale sia per le attrezzature del Mission Control Center, poiché i segnali e i dati sarebbero andati sicuramente persi durante il rientro dell’astronave dall’orbita lunare. C’erano alcune preoccupazioni su come il segnale sarebbe stato riacquisito, ma l’equipaggiamento funzionò perfettamente e permise persino agli astronauti di fare diverse trasmissioni dallo spazio – incluso il messaggio di auguri per la vigilia di Natale del 1968.
Nel luglio 1969, l’Apollo 11 si trovò al centro dell’interesse di tutto mondo. Il lavoro di Philco-Ford e dello staff del Mission Control Center fu ancora più complesso a causa della natura della missione. Mentre il mondo tratteneva il respiro il 20 luglio, la discesa di Neil Armstrong e Buzz Aldrin sulla superficie lunare veniva trasmessa in tutto il mondo.
La vita dopo l’allunaggio
Il ruolo della Philco-Ford con il Mission Control Centercontinuò mentre le missioni Apollo lasciavano il posto a Skylab, Apollo-Soyuz e, infine, allo Space Shuttle. Rinominata Ford Aerospace and Communications Corporation nel 1976, la società iniziò anche a fornire servizi aggiuntivi nella comunicazione satellitare, compresi i sistemi di informazione ad alta velocità con i satelliti di comunicazione e ambientali. A un certo punto nei primi anni ’80, la Ford Aerospace aveva costruito più della metà dei satelliti per le comunicazioni in orbita.
Nel 1990, quando la Ford Aerospace fu venduta alla Loral Corporation, la Ford Motor Company uscì dall’industria aerospaziale, ma lo stesso spirito di curiosità e innovazione che alimentava i suoi sforzi aerospaziali di allora è ancora vivo. Con importanti investimenti e progressi nello studio della guida autonoma, veicoli connessi ed elettrificati, nonché l’importante iniziativa per connettere i nostri sistemi di trasporto a una rete più efficiente di comunicazione, Ford sta lavorando attivamente per sfruttare il potere della tecnologia per aiutare le città a superare le proprie sfide.
Nel frattempo, il Mission Control Center è diventato un simbolo riconosciuto in tutto il mondo. “L’MCC di Houston, pieno di console, computer e display di dati in tempo reale, è diventato iconico”, ha raccontato lo storico Layne Karafantis. “MCC era uno spazio dinamico il cui design era stato creato e implementato valutando tutte le possibili contingenze. L’integrazione del team Philco-Ford con le tecnologie di visualizzazione, comunicazione e elaborazione dati all’interno del Mission Control Center ha reso possibile l’arrivo sulla Luna”.
Proprio come il resto del mondo, quando quella missione si dimostrò vincente, Henry Ford II puntò gli occhi al cielo, lasciandosi ispirare dalla sua grandezza e cercò di comprendere cosa quell’incredibile avvenimento avrebbe significato per il futuro dell’umanità.
“Solo poche generazioni fa, la maggior parte degli uomini viveva e moriva entro poche centinaia di chilometri dai loro luoghi di nascita”, ha detto Henry Ford II in una dichiarazione. “Ora i nostri orizzonti sono praticamente illimitati. Se l’uomo può camminare sulla Luna, può guardare i pianeti e oltre il sistema solare così come Cristoforo Colombo deve aver guardato oltre un oceano apparentemente ostile … Se mostriamo la stessa determinazione e disponibilità nell’impegnare le nostre risorse, possiamo gesitre i problemi delle nostre città proprio come abbiamo vinto la sfida dello spazio ”.